2014 / Domenica 16 Marzo

Domenica 16 marzo

Trasfigurazione di Gesù

Alcuni elementi caratteristici.

Pietro, Giacomo e Giovanni saranno i testimoni del Getsemani.

Siamo sul monte. Gesù trascina i discepoli sulla montagna per risolvere la crisi causata dall'annuncio della passione e morte.

C'è lo schema classico delle «teofanie», cioè delle manifestazioni di Dio. La presenza di Mosè e di Elia indica che Gesù è «il compimento», è l'inviato definitivo, atteso per gli ultimi tempi.
Il volto come il sole e le vesti come la luce (per la Vulgata «come la neve») sono segni del mondo divino e segni di vittoria, secondo il linguaggio dell'Apocalisse. Il cammino verso la sofferenza e la morte appare come un cammino di fedeltà e di amore totale.

La Trasfigurazione è un momento di intimità e di rivelazione.
I discepoli, nell'intimità con Gesù, intravedono un mondo nuovo, una vita nuova. Comunque solo dopo la risurrezione riusciranno a comprendere.

Solo nell'intimità con Gesù (per Luca la Trasfigurazione è un momento di preghiera) si riesce a penetrare il mistero della sua persona, il mistero della sua passione e morte e, di conseguenza, il mistero della sofferenza umana.
Gli evangelisti, attraverso il racconto della Trasfigurazione, sembra vogliano provocarci con delle domande. È possibile capire qualcosa di Gesù fuori dalla preghiera? È possibile capire qualcosa dell'uomo al di fuori dell'intimità con Dio?
La preghiera dunque è tutt'altro che una fuga dal reale; è piuttosto l'anti-fuga. La vera contemplazione è l'antievasione per eccellenza. Il mondo propone fughe, sonniferi, di fronte al mistero della sofferenza, al mistero dell'esistenza umana.

Gesù porta i discepoli sul monte della preghiera. Sul monte della preghiera si va «portati» (verbo anaféro)!
Lassù il Padre ci dice: «Questo è il mio figlio, l'amato.
Ascoltatelo». Cioè «seguitelo»! Ecco la preghiera.

(Da "Le luci del sabato" Domenico Machetta ©Elledici)



GUIDA SEMPLICE ALLA BIBBIA  (9)


I Libri storici
In base al loro carattere narrativo, i libri di Giosuè e Giudici, i due libri di Samuele, i due delle Cronache, e quelli di Esdra e Neemia costituiscono il nucleo dei libri «storici» dell’Antico Testamento. Essi parlano della storia di Israele dalla conquista di Canaan sino al ritorno degli Israeliti dall’esilio babilonese. Sono integrati dai libri di Rut ed Ester, che narrano di Rut, la bisnonna di Davide, e di Ester, la moglie giudea del re persiano Artaserse.
Quando un paese riflette sulla sua storia, emerge spesso la tentazione di trasfigurare il passato. Gli autori dei libri storici dell’Antico Testamento hanno agito invece in maniera diversa, accentuando non solo i successi, ma anche gli errori di Israele. Secondo la loro convinzione, per il popolo di Israele le cose andavano bene quando confidava in Dio e ascoltava la sua volontà, mentre invece doveva soffrire quando si allontanava da lui. Trovi alcuni esempi in 2 Cronache 15,1-16,4 e 2 Re 17,1-12.

Secondo questo criterio la storia di Israele nell’Antico Testamento si presenta addirittura come una storia di continua disobbedienza: Israele ha più e più volte abbandonato il suo Dio, commettendo ingiustizie e rivolgendosi a divinità straniere. Che i nemici di Israele riuscissero a conquistare prima la parte nord del paese nel 722 a.C., poi la parte sud nel 587 a.C., per i libri storici è la logica punizione per la disobbedienza di Israele.


Gli scritti sapienziali

I libri di Giobbe, Proverbi e Qoèlet appartengono a un genere di scritti largamente diffuso nel Vicino Oriente, che va sotto il nome di «letteratura sapienziale». Possedere la «sapienza» significa avere la capacità di capire l’ordine del nostro mondo e allo stesso tempo la possibilità di distinguere quello che porta al bene e alla vita, o al male e alla morte. La sapienza biblica è un sapere orientato al comportamento e a una relazione vitale con Dio (Giobbe 28,28; Proverbi 2,5). Una tale «sapienza» è trasmessa per lo più sotto forma di «detti» brevi e facili da ricordare, insegnati dal maestro ai suoi discepoli. I libri sapienziali della Bibbia sono perciò anche chiamati «libri didattici». Alcuni, come Giobbe, sono scritti in un linguaggio poetico molto bello. Il libro dei Proverbi è invece una raccolta di brevi detti o insegnamenti. Molti temi sono sorprendentemente attuali: amicizia, lavoro, vita familiare, comportamento nella comunità.

Il libro del Qoèlet contiene le riflessioni di un «filosofo» che medita sul senso della vita umana, la quale appare spesso tanto breve e vuota di significato. L’autore dubita che gli uomini possano mai afferrarlo, arrivando alla conclusione che solo Dio conosce il senso di tutte le cose.
Nel libro di Giobbe si tratta del problema del dolore: Dio, che è buono, come può permettere la sofferenza di uomini innocenti? È il dramma di Giobbe, protagonista dl racconto, provato da una serie di disgrazie. Con i suoi amici, egli cerca affannosamente la soluzione ai suoi interrogativi. E Dio risponde rivelandogli i prodigi della sua creazione. Essi indicano che Dio regna con sapienza, anche se l’uomo non sempre riesce a comprendere il suo agire.

Le raccolte di poesie
Due libri della Bibbia sono propriamente delle raccolte poetiche: i Salmi e il Cantico dei Cantici. Anch’essi fanno parte degli scritti sapienziali. Nel Cantico dei Cantici sono raccolti canti d’amore e di nozze. Il Salterio – un altro nome con cui è designato il libro dei Salmi – comprende canti e preghiere che per la maggior parte erano cantati o recitati durante la liturgia di Israele.
I Salmi furono tramandati per lungo tempo oralmente. Quando furono scritti, formarono un«libro di canti e preghiere» per la comunità. Ci sono generi diversi di Salmi, a seconda che a parlare sia un individuo o il popolo, che ci si rivolga a Dio o a un uomo, che si esprima lode o supplica.
Ecco alcuni esempi dei diversi generi di Salmi:
Nel Salmo 7 chi prega presenta a Dio la sua necessità e gli chiede aiuto. Un Salmo del genere è designato come lamentazione del singolo. Il Salmo 79 è un esempio di lamentazione del popolo, che si rivolge a Dio dopo una sconfitta militare. Il Salmo 150 è invece un inno, un canto di lode per la liturgia nel Tempio. In questo libro biblico trovi anche canti di ringraziamento individuale (Salmo 23) o del popolo (Salmo 124).
Ti risulterà più facile comprendere se cerchi di indagare lo stato d’animo che il poeta ha espresso in un Salmo. Quali sentimenti descrive? Si sente felice o depresso? Vuole rendere lode a Dio o presentargli una supplica?
Se le parole dei Salmi esprimono quel che tu senti, allora puoi rivolgerti a Dio usando un Salmo anche come tua preghiera personale.

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