2014 / Domenica 26 Gennaio

Domenica 26 gennaio

Il mondo è immerso nelle tenebre. Matteo cambia il verbo di Isaia: invece di «il popolo che camminava nelle tenebre», dice «il popolo che abitava (che sedeva) nelle tenebre».
Le tenebre penetrano anche dentro di noi, come l'umidità.
Tutti ne facciamo esperienza: buio, paura, angoscia, dubbi, pericoli, tentazioni.
Continuamente dobbiamo invocare la luce.
Gesù è la luce che risplende nelle tenebre. Pensiamo alla veglia pasquale: «Lumen Christi».
Matteo vede compiersi in Gesù di Nazareth la profezia di Isaia 9: «Terra di Zabulon, terra di Neftali...».
L'arrivo di Gesù a Cafarnao, dove passava la via maris, è per Matteo il segno del compimento. La luce splende nelle tenebre: proprio lui, Levi-Matteo, l'ha sperimentato personalmente...
Che effetto fa sul terzo millennio questa profezia? In un mondo che può slittare verso l'autodistruzione... Tutti sanno che basterebbe una minima percentuale di tutto l'armamento nucleare che abbiamo per far saltare tutta la terra. E gran parte del reddito del lavoro mondiale in questi decenni è servito a perfezionarlo, rovinando l'economia dell'umanità, così che i due terzi della gente resta nel sottosviluppo e nella fame.
Il progresso è giunto a questo punto. Che luce sta venendo oggi sulle nostre Galilee?
È l'ora della speranza, perché umanamente non c'è più speranza.
Viene annunciata con certezza una notizia: che l'ultima tappa di questa corsa dell'umanità non può essere il fallimento, perché Cristo ha promesso di essere con noi fino alla fine del mondo.
Il meglio deve venire.
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Matteo è l'evangelista del regno dei cieli. Questa espressione che l'evangelista usa 51 volte indica una realtà ben precisa.
Forse la più bella definizione del regno dei cieli ce la dà S. Paolo, quando scrive ai Romani (14,17): «Il regno dei cieli è... giustizia, pace e gioia nello spirito».
Dove giustizia significa salvezza, liberazione. Nella lettera ai Romani giustizia indica sempre un'azione dell'amore salvifico di Dio: lasciarsi liberare da Dio!
Regno dei cieli.
La volta del cielo dava l'impressione di una realtà altissima, immensa, totalmente al di fuori della realtà terrena.
Ora il cielo si è avvicinato!
Convertitevi!
Il termine cielo ha un senso escatologico, che vuol dire: il mondo corre dietro a certi valori: carriera, soldi, piacere, successo...
il regno dei cieli ci presenta altri valori, i valori ultimi e massimi che cambiano la vita dell'uomo.
Ecco perché Gesù dirà a Pilato: «Il mio regno non è di questo mondo», anche se è già presente in questo mondo.
Chi accoglie l'invito alla conversione, sente l'esigenza della sequela.
«Seguitemi»: l'iniziativa è sua!
«Vi farò pescatori di uomini» = avrete presa sulle persone!
Pensiamo ai santi...
Che cosa si crea attorno alla figura di un santo?

(da "Le luci del sabato". Domenico Macchetta © Elledici)



GUIDA SEMPLICE ALLA BIBBIA  (2)

 

UNA STORIA SENZA DOCUMENTI D’ARCHIVIO

Per avere dei punti di riferimento della storia d’Israele dobbiamo esaminare 18 secoli: dai patriarchi (1750 a.C.) agli inizi dell’era cristiana (II secolo d.C.). Questa considerazione fa comprendere che scrivere una storia biblica non è facile. È vero la Bibbia riporta cronologie, racconti, sintesi storiche... Ma gli autori biblici che hanno scritto questa storia, non hanno inteso tramandare ai posteri documenti di archivio e ricordi esatti di quanto è avvenuto. Gli autori biblici si preoccupano di testimoniare l’esperienza dell’azione meravigliosa di Dio verso il suo popolo e la risposta più o meno fedele del popolo a Dio. Dunque, hanno scritto una storia come testimonianza della fede vissuta e trasmessa dal popolo di Dio.
Studi specializzati hanno mostrato la distanza di secoli tra i fatti narrati nella Bibbia e il tempo nel quale l’autore scrive. A volte i racconti biblici, più che narrare il tempo cui si riferiscono, riflettono l’epoca nella quale furono scritti.
Galileo Galilei, grande scienziato e credente, che aveva compreso che la storia narrata nella Bibbia è diversa da quella costruita con documenti d’archivio, e ha lo scopo di aprici la strada alla relazione con Dio, conclude:
«La Bibbia non ci dice come è fatto il cielo, ma come si va in cielo. La Bibbia non vuole fare scienziati ma credenti».


UNA STORIA CHE È FEDE E PREGHIERA

Gli studiosi dividono la storia biblica in vari periodi e stabiliscono l’inizio della storia d’Israele al tempo della monarchia (1000 a.C.), quando il popolo vuole conoscere il significato della sua identità di popolo e le sue origini. Il tempo che precede questa data è una preparazione alla storia d’Israele.

1. Origini o protostoria (1750-1000 a.C.)
Comprende il periodo dei patriarchi, della schiavitù in Egitto e della liberazione dall’Egitto, detta Esodo, della conquista della terra, dei Giudici. Questo periodo è detto protostoria perché tutto ciò che sappiamo è stato trasmesso in forma orale: da padre in figlio si tramandano le «avventure» che li riguardano. In esse riconoscono la guida appassionata di Dio nella loro storia. I patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe provengono dalla Mesopotamia (attuale Irak-Iran). Con i loro clan vanno in cerca di nuove terre dove abitare. La loro storia è narrata nel libro della Genesi (Gen 12-50). Il nucleo di questi racconti è molto semplice: Dio è presente nella storia e ha un rapporto personale con noi. Ha benedetto i nostri padri e ha promesso loro una discendenza, una terra, un popolo. Questo Dio è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.

Puoi leggere:  Gen 12,1 ss; Dt 26,5-11



Gli Ebrei e i Cristiani in questi antenati riconoscono i loro Padri nella fede, coloro che, a differenza degli usi del tempo, hanno vissuto un rapporto personale con Dio, riconoscendolo il Dio che cammina a loro fianco e rivolge loro la sua parola. Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio di mio padre si distingue dalle molteplici divinità del tempo, che non comunicano e non si metto-no dalla parte dei loro fedeli.


Puoi leggere:  Sir 44,19-26; Rm 3,18-23

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