2014 / 12 Gennaio 2014

12 gennaio 2014

Battesimo di Gesù

Ecco, arriva Gesù al Giordano. Giovanni l'aveva presentato come «il Veniente». Giovanni era lì per lui, in funzione di lui.
Gesù avanza, confuso tra la gente, tra i discepoli di Giovanni («colui che viene dietro a me»), perché lui è l'Emmanuele.
C'è il tema del Dio-con-noi, che sarà rimarcato nella frase finale del Vangelo: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». E subito spunta lucido l'altro tema di fondo di Matteo: la giustizia. Gesù si presenta, in fila con i peccatori, per essere battezzato nel Giordano. Giovanni si rifiuta. Solo Matteo ci dà questo particolare. Quando Giovanni se lo vede davanti ha un fremito: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare, per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia».
Incominciamo a guardare e gustare questa parola. È tipica di Matteo.
In Paolo «la giustizia» è un'attività dell'amore salvifico di Dio. In Matteo è l'atteggiamento del discepolo che si lascia «travolgere» dal piano di salvezza di Dio. Via dunque ogni concezione fredda, giuridica, della parola giustizia. Farsi battezzare voleva dire confessare i peccati!
Gesù, l'Innocente, si presenta carico di peccati, solidale al massimo con l'umanità peccatrice: questa è la «giustizia» di Gesù! Al Giordano c'è una teofania, è presente la Trinità. Si aprono i cieli. In Avvento cantavamo: «Apritevi, cieli!...». Ecco la risposta. Il cielo, chiuso per il peccato, ora si è aperto. Il mondo celeste è qui tra noi. La giustizia appartiene al regno dei «cieli».
Gesù è il Servo, che si consegna. Al Giordano conferma solennemente il suo «sì» alla volontà del Padre (giustizia), come nel Getsemani.
Nel «sì» di Gesù noi diciamo il nostro «sì» al programma del Padre, alle vie di Dio. Il «sì» alla nostra condizione di vita, così com'è, il «no» a ogni fuga dal nostro impegno.
Rinnovando le nostre promesse battesimali, riconfermiamo la nostra adesione al Cristo, rinunciando con energia e determinazione alle proposte della mondanità, alle manovre sataniche per impedirci di essere «servi nel Servo». Schiavi di Dio e di nessun altro: questa è l'unica via verso la libertà.
In Maria, serva del Signore, modello unico di questa consegna, noi deponiamo il nostro «sì», con umiltà e gioia.
(Da "Le luci del sabato" Domenico Machetta ©Elledici


... ultima parte della nostra riflessione sulla Fede


Come si comporta Dio nei confronti del nostro dolore?

  -  non usa la bacchetta magica
  -  di regola, non interviene a togliere il dolore di chi si rivolge a Lui, salvo raramente con qualche miracolo. (Se intervenisse continuamente ad evitare i cataclismi, i disordini, le epidemie, le disgrazie…..verrebbero vanificate le leggi della natura e la libertà umana; il mondo sarebbe come un oggetto manipolato continuamente da Dio e l’uomo sarebbe come un burattino).
  -  ma non rimane neppure indifferente, ci offre piuttosto  un aiuto, un punto di riferimento, Gesù Cristo Crocifisso.

Cosa ci dice la Bibbia?

La Bibbia ci dice che la situazione di dolore non è stata né la prima condizione di vita dell’uomo, né  sarà l’ultima. Il male è entrato nel mondo perché l’uomo si è ribellato a Dio e ha voluto fare di testa sua. E quando è venuto Gesù, non è andato  in giro per la Palestina a distribuire malattie e disgrazie, ma a fare del bene a tutti coloro che si trovavano nel dolore e nella sofferenza. Gesù è il segno che Dio ci vuole mettere accanto per consolarci.
Se Dio per stare vicino a noi è stato disposto a sacrificare il suo Figlio allora la sofferenza della croce da assurdità insopportabile diventa rivelatrice di un mistero d’amore, ci parla della Sua vicinanza ad ogni nostra sofferenza umana: ogni nostra miseria umana lo tocca .
Il risvolto positivo della presenza del male e della sofferenza sulla terra è che:
  -  induce molti ad impegnarsi per il bene: Dio invita gli uomini che rischiano di morire di indigestione ad andare a condividere la vita e ad aiutare coloro che hanno di meno e muoiono di fame.
  -  Non è forse vero che la sofferenza in alcuni casi ha affinato maggiormente la nostra sensibilità da facilitare l’accostamento e la comprensione degli altri? Ha temprato i caratteri creando coraggio, resistenza, disponibilità al sacrificio…..
  -  Non è forse vero che la sofferenza ci ha fatto considerare tante cose inutili, mentre prima le consideravamo importantissime e necessarie?
 La sofferenza accettata per amore di Cristo e dei fratelli diventa fonte di vita e di speranza per molti. Il problema è che pochi rispondono a questo appello. Noi lo interroghiamo  e gli diciamo:”Dio ma dove sei? Perché te ne stai silenzioso? Perché non fai niente? E Lui ci risponde: o uomo ma tu dove stai? cosa fai?
 Ma nonostante queste osservazioni, queste piccole luci, nel nostro intimo rimane il tormento, il mistero del dolore che ci fa soffrire. Ma questo mistero potrà essere scavalcato solo a patto che siamo disposti ad aver fiducia in Lui Padre e fonte di ogni bene. Allora scopriremo che anche quella sofferenza, assurda ai nostri occhi, può avere un senso, in Lui. Di fronte al dolore noi siamo come quelle persone che guardano un ricamo/arazzo dal rovescio: dal rovescio noi vediamo tanti fili sopra una tela e faccio fatica ad immaginarci il disegno ultimato.

Nel mondo c’è ancora troppo dolore per permetterci di accrescerlo con la nostra disattenzione o, peggio, con la nostra cattiveria.
Tu che hai letto queste righe cosa puoi fare per rendere il tuo soggiorno qui sulla terra meno ingrato, più simpatico? Un modo molto concreto ce lo insegna Isaia quando dice: se tu spezzerai il pane all’affamato e accoglierai in casa il povero, il senza tetto; se tu vestirai il nudo, la tua tenebra si muterà in luce e la tua notte in aurora”.

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