2014 / 5 Gennaio 2014

5 gennaio 2014

Che cos’è l’Epifania

D'origine orientale il significato di questa solennità è nel suo stesso nome: "epifania", cioè rivelazione, manifestazione; i latini usavano la denominazione "festivitas declarationis" o "apparitio", col prevalente significato di rivelazione della divinità di Cristo al mondo pagano attraverso l'adorazione dei magi, ai Giudei col battesimo nelle acque del Giordano e ai discepoli col miracolo alle nozze di Cana. L'episodio dei magi, al di là di ogni possibile ricostruzione storica, possiamo considerarlo, come hanno fatto i Padri della Chiesa, il simbolo e la manifestazione della chiamata alla salvezza dei popoli pagani: i magi furono l'esplicita dichiarazione che il vangelo era da predicare a tutte le genti.
Per la Chiesa orientale ha grande rilievo il battesimo di Cristo, la "festa delle luci", come dice S. Gregorio Nazianzeno, anche come contrapposizione ad una festa pagana del "sol invictus". In realtà, sia in Oriente come in Occidente l'Epifania ha assunto il carattere di una solennità ideologica, trascendente singoli episodi storici: si celebra la manifestazione di Dio agli uomini nel suo Figlio, cioè la prima fase della redenzione. Cristo si manifesta ai pagani, ai Giudei, agli apostoli: tre momenti successivi della relazione tra Dio e l'uomo.
Al pagano è attraverso il mondo visibile che Dio parla: lo splendore del sole, l'armonia degli astri, la luce delle stelle nel firmamento sconfinato (nel cielo i magi hanno scoperto il segno divino) sono portatori di una certa presenza di Dio.
Partendo dalla natura, i pagani possono "compiere le opere della legge", poiché, come diceva S. Paolo agli abitanti di Listri, il "Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano... nelle generazioni passate ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi di cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori" (At 14,15-17). Ora "in questi giorni, (Dio) ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo" (Eb 1,2). I molti mediatori della manifestazione della divinità trovano il loro termine nella persona di Gesù di Nazaret, nel quale risplende la gloria di Dio. Perciò noi possiamo oggi esprimere "l'umile, trepidante, ma piena e gaudiosa professione della nostra fede, della nostra speranza, del nostro amore" (Paolo VI).
(Dal sito: www.santiebeati.it


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6   Credo in Dio ...e la sofferenza?

Perché il male?

Tu ti poni un problema che tutti prima di te si sono posti e che tutti dopo di te si porranno. Fai bene, perché questo problema è di sempre, è di tutti, è di ciascuno. Non c’è chi non debba rispondere, prima o poi a questa domanda.
Io non provo neppure a cercare di convincerti, ti confido la “mia “ risposta che ti aiuterà a riflettere.
Nella formula di fede che recitiamo durante l’Eucarestia Domenicale si dice “Credo in Dio Padre Onnipotente“. Cosa vuol dire che Dio è Onnipotente? che ha grossi muscoli da atterrare chiunque? che a Dio, che tutto ha creato e che tutto governa, nulla è impossibile?.
Dio è Padre onnipotente, ma la sua onnipotenza non la manifesta nel fare o nello sfare cose impossibili ma la manifesta piuttosto nell’amore verso l’uomo: Dio ha cominciato ad amare gli uomini e nessuno può fermare Dio nel suo voler amare gli uomini. Da dove nasce in Lui questo coraggio di amare, tanto più sorprendente se si pensa alla storia di ingiustizie, di peccato e di morte che è la storia del mondo? Come fa questo Dio della vita a non stancarsi dei nostri rifiuti e delle nostre fughe, ad avere ancora fiducia di noi, uomini deboli, idolatri e sanguinari? Non ci sono motivazioni esterne: anche la creazione non è un bisogno di Dio, una necessità perché si sentiva solo, quanto un suo desiderio di avere qualcuno davanti a cui fare dei doni meravigliosi, qualcuno da amare. Dio è Padre e non ci sarà colpa che lo porterà ad abbandonarci, ad allontanarsi da noi. Ci ama e basta! Basta pensare alla Parabola della pecorella smarrita, della dramma perduta tra le fessure del pavimento, oppure alla parabola del Padre misericordioso che aspetta, abbraccia e perdona…..
Ma se è certo che Lui non ci abbandonerà, ci pensiamo noi ad allontanarci da Lui. Perché? Perché sulla nostra strada troviamo una barriera, per alcuni, insormontabile: il dolore umano; il dolore umano che non solo toglie vigore ai nostri anni, ma mette in crisi anche il nostro rapporto con Dio: se Dio è un Padre buono come la mettiamo con il suo Figlio crocifisso.  Guardandolo pendere dalla croce non  ci sembra di vedere la forza di Dio, piuttosto la sua debolezza che abbandona il suo Figlio schiacciato dalla violenza. Solo che nessuno si scandalizza per la sofferenza di Gesù Cristo in croce……tutti si scandalizzano, invece, per la sofferenza presente nel mondo….Se Dio è onnipotente, perché non elimina tanto dolore, tanta ingiustizia, tanta sofferenza anche innocente……? Come si fa a parlare di un Dio buono se ha ritenuto di includere nel suo progetto d’amore il cancro, la follia, il vecchio smemorato, il bimbo abbandonato, la ragazza violentata? Se Dio è onnipotente perché non ha impedito quella catastrofe? quel terremoto?

E avanti con i perché….Perché? Perché? Perché?…
Sono tante le domande ma è impossibile dare una risposta razionale perché questi fatti appartengono al mistero della vita.
Nella vita ci sono tante cose che non si capiscono e una di queste è certamente il dolore. Il dolore è un mistero che accompagna ogni periodo della vita di un uomo. E benché l’umanità abbia fatto grandi progressi nei vari campi della scienza, il dolore non è stato ancora debellato dalla faccia della terra.
Ci sono poi dei momenti in cui la sofferenza si fa sentire particolarmente pesante: nel tempo della malattia, nella perdita di un affetto familiare, quando siamo provati da una delusione, da un fallimento, da un tradimento o da una amarezza causata da altri, quando siamo provati dal tormento della solitudine……
A prima vista il male ci appare come una cosa assurda e assolutamente irrimediabile, tale da mettere in crisi e cancellare l’esistenza e la nostra immagine di Dio. Ma se ci pensiamo bene, è proprio la presenza del male a rendere necessaria e urgente la presenza di Dio. Perché?
Facciamo finta che Dio non esista. Se non ci fosse l’al di là tutta la partita si giocherebbe solo su questa terra. Noi ci imbarchiamo sulla nave della vita e dopo un po di tempo veniamo assaliti dalle angosce, dalle tragedie della vita, dalle nostre sofferenze, dalle atrocità immotivate per approdare poi alla fine a quale porto?…… nel nulla. Quindi, il nostro viaggio sarebbe un vivere e un soffrire per niente…….Ma questo viaggio che pacchia sarebbe per i prepotenti, per i violenti, gli spacciatori, i mafiosi, i venditori di armi, gli usurai, gli imbroglioni.. Se tutto finisce sotto un mucchietto di terra ….chi ha data ha dato e chi ha avuto ha avuto.
Ma se noi ammettiamo la presenza di Dio, con tutti i nostri dolori, l’al di là non può essere un minestrone offerto a tutti in egual misura. Se noi accettiamo l’iniziativa salvifica di Dio Padre, se noi riconosciamo che ci troviamo dentro un misterioso piano di salvezza che ci trascende, allora possiamo sperare che alla fine ci sarà la resa dei conti, e per alcuni un indennizzo.

Continua ...

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