2013 / Domenica 24 Novembre 2013

domenica 24 novembre 2013

Cristo da riconoscere…

La domenica che precede l’Avvento è la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, detta più comunemente “Cristo Re”.
Nel 1923, dopo il Congresso eucaristico internazionale di Roma, fu presentata a papa Pio Xi una supplica, con la firma di 340 fra cardinali, arcivescovi, vescovi e superiori generali. Nella supplica si chiedeva: «Per riparare gli oltraggi fatti a Gesù Cristo dall'ateismo ufficiale, la Santa Chiesa si degni stabilire una festa liturgica che, sotto un titolo da essa definito, proclami solennemente i sovrani diritti della persona regale di Gesù Cristo, che vive nell'Eucaristia e regna, col Suo Sacro Cuore, nella società». La domanda fu sostenuta da duecento ordini e congregazioni religiose, dodici università cattoliche e da petizioni firmate da centinaia di migliaia di fedeli in tutto il mondo. Non mancò qualche obiezione: secondo alcuni il tema di questa festa era già celebrato nell'Epifania, altri giudicavano sempre più obsoleta la monarchia come forma di governo.
Finalmente papa Pio XI stabilì la festa con l'enciclica Quas Primas dell'11 dicembre 1925. Dice il Papa nell'Enciclica: "E perché più abbondanti siano i desiderati frutti e durino più stabilmente nella società umana, è necessario che venga divulgata la cognizione della regale dignità di nostro Signore quanto più è possibile. Al quale scopo Ci sembra che nessun'altra cosa possa maggiormente giovare quanto l'istituzione di una festa particolare e propria di Cristo Re" (Pio XI, Quas primas).
Significato Teologico
L’antica collocazione preconciliare di questa solennità, aveva un preciso e  teologico legame con il mistero della morte, vinta da Cristo. Infatti nella forma antica precede immediatamente la festa di Ognissanti e la Commemorazione dei Defunti e il collegamento è sottolineato dalla Lettera ai Colossesi (1,12-20) in cui Cristo, «capo della Chiesa», è il «primogenito dai morti».
Nella forma attuale la solennità di Cristo Re è posta a chiusura l'anno liturgico e del mese di novembre, tradizionalmente dedicato ai defunti dalla pietà popolare.

Dopo le note sulla domenica XXXIV del Tempo Ordinario - Anno C (Solennità di Cristo Re) continuiamo la nostra riflessione sulla Fede.

   3     MA IN QUALE DIO CREDI?

…nella sua maschera fabbricata da noi uomini?

In un mondo immerso in una crisi profonda, in un mondo che spazia dall’individualismo al secolarismo, in un mondo che dubita di tutto e di tutti, che pesca a destra e a sinistra e ne fa un miscuglio, vedi New Age,  il cristiano è capace di far uscire l’uomo dal suo disorientamento e dice ”Credo in Dio”.
Se la fede è un atto di fiducia in Dio allora vediamo un po di  conoscere meglio quel Dio che mettiamo al centro della nostra vita, quel Dio a cui affidiamo la nostra esistenza.
Per noi Dio è il Signore, è l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine.
Ma non sempre i migliori occupano i primi posti. Nella classifica delle”persone che contano veramente” i cosiddetti migliori vengono scavalcati da quelli che sanno “vendersi meglio” pur valendo di meno:
  *  i belli conquistano più simpatie e invidie dei buoni;
  *  i disonesti più degli onesti;
  *  i calciatori più degli scienziati,
  *  le veline e le fotomodelle più delle casalinghe.
Perfino Dio, il primo e il più grande di tutti, viene scavalcato da concorrenti più agguerriti.
Gli atei gli hanno già dato lo sfratto e per sempre, perché Dio non serve; perché quello che una volta si chiedeva a Dio ora lo si può chiedere ed ottenere(dicono) alla scienza: Dio spodestato dal progresso della scienza!.
Un altro gruppo, e tra questi ci dobbiamo mettere anche molti cristiani, gli preferiscono cose più appariscenti, più affascinanti:
Le cifre dicono che il primo posto è occupato stabilmente dal dio denaro. Ogni settimana, più della metà degli italiani cerca il colpo di fortuna sfidando i videopoker, il lotto, i pacchi, il superenalotto, il gioco d’azzardo, puntano sulle corse dei cavalli, sulle roulette dei casinò, sulle scommesse e le carte….
Si dice anche che oggi la vita è cara….c’è il mutuo della casa da pagare e allora si lavora in 2, in 3, in 4, in 5, di giorno e di notte, di sabato e di Domenica. La finale qual è? Che si deve vendere la casa perché i due si vogliono separare: la corsa ai soldi ha portato i due a  trovare difficoltà ad incontrarsi. Ma basta, anche, un fallimento, un semplice crollo in Borsa per perdere tutto quello che abbiamo realizzato.
Il secondo posto è occupato dalla ricerca del successo. A volte, basta la partecipazione ad un reality show per diventare una nuova stella delle riviste patinate.
Poi viene la carriera, per la quale molte volte si arriva a sacrificare tutto.
C’è chi crede negli altri: certo la fede in altre persone ci dà una carica maggiore, ma non un senso pieno alla vita.
C’è chi crede in se stesso: ma basta un semplice incidente, o tre linee di febbre per metterci fuori combattimento
C’è chi crede nelle cose: ma le cose vanno e vengono, non danno sicurezza, anzi, spesso e volentieri ci deludono.
C’è un altro gruppo che propone di fare riferimento a Dio: ma appiccicandogli delle maschere fatte da noi.
C’è chi lo considera il garante della propria vita; come portiamo dietro l’ombrello perché ci protegga in caso di pioggia, così:
  -  gli accendiamo una candela per il buon esito di un compito…….,
  -  gli facciamo una preghiera per la buona riuscita di una festa, o di una gara
  -  ci facciamo un segno di croce in modo scaramantico per scampare un pericolo (il calciatore che entra in campo… il pugile quando entra sul quadrato del ring…).
Ma in questo modo, anziché servire Dio, ci serviamo di Dio; usiamo Dio a nostra gradimento e piacimento; ci comportiamo da proprietari della volontà di Dio.
Un’altra immagine falsa di Dio è immaginarcelo e vederlo come  un giudice severo delle nostre azioni. Quando eravamo bambini a volte ci dicevano che Dio possedeva una specie di libro sul quale scriveva tutto ciò che facevamo di cattivo per mettercelo davanti quando ci saremmo presentati davanti a Lui nel Giudizio Finale.
Molti cristiani vedono in Dio un solerte carabiniere che cerca di metterci un braccialetto elettronico al braccio per spiarci.
Molte volte associamo Dio al destino a questa forza cieca, che programma, a nostra insaputa, ma in modo violento, la vita, le nostre scelte umane.
Sempre altri, che si dicono cristiani, banalizzano questo nome oppure lo riducono a nome utile solo per le barzellette sull’al di la,  le imprecazioni, gli sfoghi di rabbia. E per le richieste di aiuto...
Alcuni, che non si permetterebbero mai di intercalare nel linguaggio espressioni blasfeme o lesive della dignità dei propri genitori, hanno sulla propria bocca troppo spesso espressioni blasfeme verso  Dio.  Perché gli uomini preferiscono il loro  Dio così meschino al Dio di Gesù Cristo? Forse perché si sono trovati sulla strada cristiani che parlavano dell’amore di Dio, ma in realtà si esaltavano ad indicare le strade per evitare la sua collera e i suoi dispetti per non sottostare alla sua volontà.

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